Comune di Trieste
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Soluzioni abitative autonome
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Il Comune di Trieste da tempo è impegnato nell’individuazione e nella realizzazione di forme abitative per persone con disabilità alternative rispetto alle strutture residenziali e ai gruppi appartamento/comunità, che favoriscano l’autonomizzazione e l’indipendenza delle persone assistite.
05/12/23
Abitazioni assistite
Abitazioni civili di proprietà di enti/fondazioni, dell’utente o in affitto privato, messe a disposizione per le singole progettualità. Presentano caratteristiche di accessibilità e fruibilità personalizzate in funzione della tipologia di disabilità. La permanenza nell’abitazione è condizionata dal Progetto di vita indipendente e può anche essere temporanea
Presto a casa
Modello innovativo di domicilio temporaneo dedicato a utenti con disabilità fisiche sub-acute e sensoriali
Le Abitazioni Assistite sono uno strumento per la domiciliarità e per il Progetto di vita indipendente delle persone con disabilità, con una forte tutela da parte dei Servizi e con la regia del Comune ( servizi centrali ). La prima Abitazione Assistita rivolta alle persone disabili gestita dal Comune di Trieste è nata come progetto sperimentale nel primo Piano di Zona 2006-2008.
Nella fase di avvio di questo primo Progetto (giugno 2006) era stato individuato un alloggio, privo di barriere architettoniche, di proprietà della Fondazione Caccia Burlo Garofolo, ristrutturato a spese della Fondazione ed arredato con il contributo della Fondazione CRT.
L’appartamento preso in affitto dal Comune di Trieste aveva dato la possibilità, ad una giovane donna con una disabilità fisica degenerativa importante, di uscire da un percorso di dieci anni di comunità protetta, attivando tutti i Servizi necessari alla domiciliarità, in sinergia con i Servizi territoriali presenti sul territorio.
Da questa prima esperienza questo tipo di Progettualità è stata sviluppata ed ampliata per dare una risposta diversificata all’autonomia abitativa di tutte quelle persone che, dopo un percorso in comunità protetta vogliano e possano uscire dalla comunità, di persone che vogliano uscire dal nucleo famigliare d’origine per intraprendere una vita autonoma, di persone prive di supporti famigliari e molto spesso anche economici, sviluppando delle convivenze e migliorando la qualità della vita delle stesse persone.
Che cosa sono?
Sono abitazioni civili ( per 1, 2 o 3 persone max.) di proprietà di enti/fondazioni, di proprietà degli utenti o in affitto privato, messe a disposizione per le singole progettualità. Presentano caratteristiche di accessibilità e fruibilità personalizzate in funzione della tipologia di disabilità. Non necessitano di autorizzazione al funzionamento ma comunque devono essere previsti degli spazi comuni adeguati ( cucina, soggiorno, bagno/i ) e degli spazi individuali ( 1 stanza per ogni ospite e se necessario 1 stanza per l’operatore ). La permanenza nell’abitazione è condizionata dal Progetto di vita indipendente e può anche essere temporanea.
A chi sono rivolte ?
Sono rivolte a persone con disabilità capaci di autodeterminarsi, in grado di esprimere e progettare azioni e aderire a progetti a prescindere dal livello di autonomia e che non potrebbero permanere a domicilio senza supporti adeguati.
Dove si trovano?
Sono dislocate sul territorio del Comune di Trieste
Rete dei servizi
Il progetto vede coinvolti il Servizio sociale comunale, i Distretti dell’ASUITs e il Terzo settore in attività diurne che vengono attivate in base ad una specifica progettualità individuale. Infatti, alcune persone inserite nelle Abitazioni assistite sono assunte regolarmente, per altre è attiva una borsa lavoro, altre ancora percepiscono pensioni di invalidità e/o di reversibilità e frequentano centri diurni o corsi di formazione.
Supporti parentali, amicali, altro
Alcune di queste persone escono da una situazione di comunità, per altre c’è stato un percorso educativo di uscita dalla famiglia di origine, le rimanenti persone o sono prive di riferimenti famigliari o hanno una situazione famigliare complessa, quindi anche in questo caso i supporti variano secondo la progettualità individuale e vengono messi in rete. In un processo di autonomia molto importante è la figura dell’ ADS.
Operatori coinvolti
Sempre secondo progettualità individuale sono coinvolti gli operatori dei Servizi territoriali (assistenti sociali, operatori sociali, fisiatri, psicologi, psichiatri, infermieri, fisioterapisti, ecc.) e gli operatori in situazione ( educatori, collaboratori sociosanitari, assistenti personali,ecc.)
Dal giugno 2006 ad oggi le Abitazioni Assistite hanno avuto un forte ampliamento, tanto che, ad oggi sono seguite dall’Unità Disabili, in sinergia con i Servizi territoriali ed i vari operatori preposti, 25 abitazioni assistite che danno risposta ad un totale di 32 persone. I giovani disabili hanno un’età compresa fra i 20 e i 57 anni.
Dei 25 appartamenti 2 sono di proprietà, 3 sono in affitto da privati, 1 è di proprietà del Comune di Trieste (CAD), 5 sono di proprietà della Fondazione Caccia Burlo Garofolo (dati in affitto al Comune), 10 sono in affitto dell’ATER e intestati alle singole persone, 2 sono ATER L. 15 e 2 ATER (casa palestra) in carico al Comune.
Nel 2013 la sperimentazione Abitazioni assistite è stata esportata anche alle associazioni che gestiscono per conto del Comune i centri diurni per disabili. È nata così la prima abitazione assistita in collaborazione con la Cooperativa Trieste Integrazione ANFFAS con le stesse modalità sopraesposte, ma in questo caso la regia è della cooperativa. L’abitazione è di proprietà di una delle due persone, entrambe senza nucleo famigliare, hanno lo stesso ADS e frequentano il CD dell’ ANFFAS. Hanno un’ assistente personale selezionata e formata dall’ ANFFAS , le condizioni economiche di entrambi permettono una gestione autonoma dell’abitazione, per il Comune questa abitazione è a costo zero.
Per l’arredo degli appartamenti del Comune e degli appartamenti della Fondazione c’è stato un cospicuo contributo della Fondazione CRT, un appartamento è stato arredato gratuitamente dalla Fondazione IKEA.
Per gli altri alloggi sono stati utilizzati gli arredi già in possesso delle persone o sono stati trovati mobili di recupero, cercando sempre di curare l’aspetto estetico.
Dall’esperienza fatta in questi anni è emerso, da parte delle persone seguite, quanto poco vivano la propria casa come risorsa personale, quanta poca cura e attenzione investano nella casa in cui abitano, quanto poco venga utilizzata la “casa” come risorsa per fare attività, per cucinare, invitare amici o parenti, leggere, guardare un film, fare giochi di società con altre persone.
E’ proprio per questo motivo che gli operatori sociali che seguono questi Progetti reperiscono le abitazioni, trovano risorse per risistemare gli appartamenti. Vengono recuperati mobili ed elettrodomestici, viste le scarse risorse economiche, con uno spirito non consumistico ed atto al riciclo di arredi in buon stato che vari cittadini mettono a disposizione ( abbiamo creato una rete di passaparola ).Gli utenti vengono coinvolti nell’allestimento delle abitazioni con un percorso educativo che li coinvolge nella cura della loro casa ( pensare assieme ai mobili da mettere, abbellire la casa con oggetti fatti da loro ( quadri, mosaici, tende , specchi,ecc. ) fatti all’interno di laboratori esistenti.
Sono stati attivati dei corsi di “autonomia abitativa” per imparare a pagare le bollette, gestire la casa, fare la spesa, imparare ad organizzare una cena per gli amici,ecc.
Le persone vengono seguite, anche in sinergia con gli operatori in situazione per l’espletamento di visite mediche, disbrigo di atti burocratici (ISEE, pagamenti bollette, ecc.)
Una parte importante, forse la più importante, è l’organizzazione di del tempo libero e dei momenti di socializzazione. A questo proposito, se lo desiderano, gli utenti sono inseriti in una rete di attività e proposte coordinate dai servizi centrali comunali.
Vengono organizzati momenti di convivialità reciproca (cene, pranzi, visite) con o senza operatori, durante le festività (periodo Pasquale e periodo Natalizio) le persone prive di nucleo famigliare vengono seguite ed inserite in momenti conviviali organizzati dal nostro Comune o dalle associazioni che operano sul territorio; inoltre le persone sono inserite in un calendario di attività che si trovano sul territorio (teatro, manifestazioni sportive, cinema, feste varie,ecc.). Inoltre in vari periodi dell’anno le persone partecipano a soggiorni vacanza e gite organizzati da alcune associazioni o dai servizi centrali.
L’avvio del progetto Presto a casa risale al 2010. Si tratta di un progetto innovativo, finanziato in parte dalla Regione FVG, la cui realizzazione è stata possibile grazie alla collaborazione fra il Comune di Trieste-Area Servizi e Politiche sociali (soggetto capofila), il Consorzio per l’Area di Ricerca Scientifica e Tecnologica di Trieste e l’Azienda Territoriale per l’Edilizia Residenziale della provincia di Trieste.
Il progetto ha visto l’adattamento di due appartamenti, individuati dall’ATER tra il proprio patrimonio immobiliare, con tecnologie domotiche. Sono state adottate, inoltre, soluzioni progettuali e costruttive che hanno permesso di realizzare spazi e arredi che costituiscono anche una palestra sperimentale destinata a persone con disabilità fisiche sub-acute e sensoriali, al fine di individuare nuovi modelli abitativi il più possibile coerenti con le reali necessità della persona con disabilità.
Le soluzioni tecnologiche e gli allestimenti infrastrutturali sono stati individuati con i criteri dell’economicità e della replicabilità in abitazioni di tipo non lussuoso. Inoltre, la palestra permette di profilare i fabbisogni reali dell’utente attraverso un sistema di rilevazione di informazioni e di dati sulle abitudini e sull’utilizzo delle tecnologie e degli spazi all’interno degli appartamenti. Gli spazi sono attrezzati in modo da privilegiare (attraverso una connettività globale e performante) l’aspetto di comunicazione autonoma, sia con i sistemi disponibili all’interno dell’appartamento sia con il mondo esterno, favorendo e velocizzando per quanto possibile il processo di recupero di funzionalità compromesse, a seguito di eventi traumatici.
La realizzazione di abitazioni domotiche rappresenta una valida risorsa per i soggetti postraumatizzati, i quali, usciti da un percorso riabilitativo a livello sanitario hanno bisogno, nell’attesa di ristrutturare l’alloggio in cui abitano, o di entrare in un nuovo alloggio idoneo alla nuova situazione, o di vivere per un tempo determinato in una abitazione che funga da “palestra”, dove cioè poter sperimentare ed aumentare le proprie abilità, grazie al supporto delle più moderne tecnologie.
RUOLO DEI PARTNERS
- Il Comune di Trieste ha curato la gestione complessiva del progetto. É coinvolto nell’accompagnamento della persona nel suo percorso di uso e di sperimentazione dei servizi innovativi proposti, nonché nella valutazione e nella valorizzazione dei risultati raggiunti. L’inserimento nei due alloggi domotici è temporaneo e comunque per periodi massimi di tre mesi: esso è a cura di operatori comunali e riguarda utenti dimessi dal Servizio Medicina Riabilitativa dell’Ospedale o comunque che necessitano di un alloggio temporaneo domotico, in attesa di attrezzare la propria abitazione.
- Il Consorzio per l’Area di ricerca si è occupato prevalentemente di individuare le più corrette e idonee tecnologie da inserire in modo integrato e funzionale agli obiettivi del progetto, in un ambiente domestico capace di rispondere al top e in modo flessibile ad un ampio ventaglio di esigenze degli utenti degli appartamenti pilota. Fra i propri obiettivi rientra quello di studiare, proporre e diffondere soluzioni e sistemi basati sulla domotica, suscettibili di adeguata accettabilità, usabilità e riproducibilità nei più svariati contesti domiciliari.
- L’ATER della provincia di Trieste ha messo a disposizione e seguito il corretto e rapido allestimento dei due appartamenti palestra, sulla base della vigente normativa. Con la collaborazione della ex-Provincia di Trieste e degli ex-Ospedali Riuniti di Trieste, ora ASUITs– Struttura Complessa di Medicina, Ater inoltre presidia il corretto funzionamento delle nuove tecnologie e si occupa della manutenzione straordinaria degli alloggi per tutta la durata del contratto di locazione stipulato con il Comune di Trieste, cioè fino al 31/12/2017.
- LA S.C. DI MEDICINA RIABILITATIVA dell’Azienda Ospedaliera utilizza per brevi periodi gli alloggi-palestra, conducendovi i pazienti ricoverati presso la medesima, per l’addestramento all’uso delle nuove tecnologie e per la formazione dei Caregiver primari. L’utilizzo delle abitazioni permette quindi ai pazienti non ancora dimessi di sperimentare strumenti, dispositivi e strutture in grado di facilitare la gestione ed il controllo delle attività quotidiane, delle funzionalità domestiche e delle interazioni con il mondo esterno, nel rispetto della sicurezza personale, dell’ambiente e del comfort abitativo.